Un eroe riservato

GIORGIO PERLASCA: UN EROE IMPOSTORE 

di Filippo Bolzon 

“IO NON HO AVUTO CORAGGIO, NON PENSAVO AI PERICOLI” Questa frase riassume in poche parole la figura di un uomo semplice che non ha esitato nel salvare migliaia di ebrei dalle grinfie dei nazisti, anche quando coloro che lo aiutarono fuggirono lasciandolo solo nella sua opera; ma scopriamo assieme chi era Giorgio Perlasca e perché oggi lo definiamo un eroe impostore. Giorgio Perlasca nasce a Como nel 31 gennaio 1910. In gioventù aderì al partito fascista spinto soprattutto dalle forti idee nazionalistiche che esso promulgava, e partì come volontario per combattere al fianco del generale Franco in Spagna; tornato in Italia iniziò ad allontanarsi dal partito fascista a causa dell’alleanza con la Germania nazista fino ad un definitivo distacco a seguito del promulgamento delle leggi razziali nel 1938. Nell’ottobre del 1944 si nasconde con il nome di Jorge Perlasca nell’ambasciata spagnola in Ungheria grazie all’aiuto dell’ambasciatore Sanz Briz, altro giusto tra le nazioni; Perlasca e Sanz Briz iniziarono a nascondere migliaia di ebrei in case sicure e si assicuravano che questi avessero cibo e rifornimenti. Qualche mese dopo Sanz Briz fu costretto a lasciare l’Ungheria lasciando così Perlasca solo nel suo compito, e così fingendosi un diplomatico salvò uomini, donne e bambini dai nazisti mettendo a rischio costantemente se stesso, le sue bugie aiutarono gli ebrei ungheresi ma con la fine della guerra Perlasca venne catturato dai russi, liberato poco tempo dopo, infine tornò in Italia nel totale anonimato. Non racconterà a nessuno delle sue gesta, le quali vennero alla luce solo grazie a due donne ebree salvate da Perlasca che volevano ringraziarlo. Morì nel 1992 a Padova e sulla sua tomba c’è un unico riconoscimento: Chasidei Umot HaOlam, ovvero “giusto tra le nazioni“ in ebraico. Il suo operato contribuì a salvare migliaia di ebrei ungheresi che sarebbero stati deportati nei campi di sterminio, per questo è doveroso ricordare la figura di quest’uomo mosso dal coraggio e dalla generosità, che non si è voltato di fronte agli abusi ma che anzi ha agito mettendo la sua vita in pericolo. Sono molte infatti le testimonianze di uomini e donne salvati da Giorgio Perlasca, come le sorelle di Edith Bruck, ebrea sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz:” Perlasca salvò due delle mie sorelle, era un uomo timido e introverso che ebbe un coraggio folle: mi raccontò che un giorno vide il Danubio rosso a causa del sangue degli ebrei uccisi e da lì cambio tutto” (Edith Bruck). “Non esiste un antisemitismo in Italia. Esistono dei ragazzacci che non sanno cosa fare e fanno anche di queste manifestazioni crocefrecciate e cose del genere. Io dagli italiani ho avuto sempre delle felicitazioni e congratulazioni”, affermava Giorgio Perlasca per far notare come a livello nazionale abbia avuto un fortissimo impatto il suo operato e per far conoscere il suo punto di vista sulla situazione antisemita in Italia; nel giorno del suo funerale a Padova infatti, in mezzo a centinaia di ragazzi venuti da tutta Italia per porgere un ultimo saluto a Perlasca,  il rabbino che celebrò la manifestazione lo definì come “ una stella che ha brillato nella notte oscura e terribile dell’Europa nella seconda guerra mondiale”. Oggi però, a trent’anni dalla scomparsa di questo eroe, è fondamentale ricordare la sua figura e quella degli altri giusti tra le nazioni, per celebrare coloro che non hanno avuto paura di ergersi contro la macchina di morte nazista, senza chiedere nulla in cambio, e per ricordarci di come in un’epoca in cui l’umanità e la fratellanza erano parole sconosciute, questi uomini hanno gettato le basi per il futuro e per una società che ogni giorno siamo tenuti a migliorare grazie al loro insegnamento; perché se studiamo la Storia per non ripetere gli errori passati, la studiamo anche per imparare da uomini come Giorgio Perlasca.